Simone Tomassini torna con “Sono vivo” e festeggia vent’anni di carriera

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Simone Tomassini

Sono vivo è il nuovo singolo di Simone Tomassini. La canzone è un duetto con Boom Bay, voce creata dall’intelligenza artificiale, ed anticipa un album la cui uscita è prevista per l’autunno.

Il singolo è uscita lo scorso 16 aprile, una data scelta non a caso. Il 16 aprile sono infatti nati i due miti di Simone Tomassini: il nonno Felice e Charlie Chaplin, al quale tempo fa ha dedicato la canzone Charlot, cantata insieme alla nipote Kiera Chaplin.

Per il grande pubblico la storia di Simone Tomassini inizia vent’anni fa, quando partecipa al Festival di Sanremo con la canzone È stato tanto tempo fa, che diventa subito una hit. In quegli anni, grazie al manager Enrico Rovelli, incide con la Bollicine, l’etichetta di Vasco Rossi ed apre numerosi concerti del Blasco. Nel 2005 partecipa anche alla seconda edizione del reality show musicale Music Farm ed arriva terzo.

Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti ed in tutti questi anni Simone Tomassini ha continuato a fare musica e concerti. Ed ora ritorna in grande stile, pronto anche a festeggiare, il prossimo 11 maggio, il suo cinquantesimo compleanno. Ovviamente, lo farà con un concerto.

Di seguito la nostra intervista.

Simone Tomassini

IL NUOVO SINGOLO

Il tuo nuovo singolo è caratterizzato dal duetto con una voce creata dall’intelligenza artificiale. Perché?
Lavorando al nuovo disco mi sono imbattuto in queste nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Rispetto ad altri artisti, che magari hanno timore di questa novità, io ho provato curiosamente a sperimentare, anche in modo un po’ provocatorio, tanto è vero che all’intelligenza artificiale ho fatto dire «sono vivo». Io ho sempre la sensazione che si abbia paura di quello che non si conosce. Ho fatto ascoltare la canzone a dei discografici molto importanti, che erano entusiasti di questa seconda voce. Appena rivelavo però che questo cantante non esisteva, che la voce cantava come volevo io, allora vedevo che indietreggiavano, dicendo che non erano interessati.

Tu però non hai indietreggiato…
No, anzi, questo atteggiamento mi ha convinto ancora di più ad andare avanti. Tanti anni fa i discografici erano contro Napster, erano contro Spotify e poi si sono dovuti ricredere. Quando c’è qualcosa che non conoscono la temono ed hanno paura. Penso anche ai miei colleghi più illustri che sono in alto nelle classifiche e sono lì con il rosario in mano a pregare di essere nei 50 che girano, perché poi se già vai al 52esimo posto sei dimenticato. Io invece non vivo nessun tipo di ansia, faccio musica perché mi piace e sopravvivo grazie alla mia musica. Ho un piccolo laboratorio musicale, che si chiama Simone Lab, ho dei ragazzi che vengono da me perché vogliono imparare a cantare e suonare, ho degli insegnanti che mi aiutano e sostengono. Faccio concerti, faccio il cantautore, ma parallelamente ho anche delle scuole. Non ho ansie, paure e preoccupazioni, per cui sperimento e cerco di essere curioso, anche nella musica. L’intelligenza artificiale non mi spaventa, c’è già e ci sarà sempre di più. L’idea è quella di affrontarla.

Con il titolo Sono vivo lanci un messaggio?
Assolutamente sì. Un ragazzo, che vive un momento particolare della sua vita, mi ha scritto che aveva quasi pensato di farla finita. Ecco, questa canzone dice invece che, nonostante tutto, bisogna provare a cambiare direzione, a trovare un’altra ragione, a girare la propria vita se non funziona. Questo è il reale messaggio della canzone. Poi c’è la provocazione di far cantare «sono vivo» a uno che non esiste. Però il testo parla chiaro, dice proprio che ci stiamo dimenticando di essere vivi, e di vivere il presente. Siamo spesso allineati sul passato, sui ricordi, su quello che è stato. Questa cosa di vivere nel ricordo e non provare ad andare avanti un po’ spaventa. Io spesso seguo le trasmissioni come X Factor, ci sono questi coach molto bravi, tipo Morgan, che ha una cultura spaventosa, però a volte non parla coi ragazzi. Io che con loro ho a che fare tutti i giorni, li ascolto e quantomeno cerco di capirli. Anche noi a 20 anni abbiamo fatto i ribelli come loro oggi. Solo che loro vengono identificati come degli sfigati, non eravamo dei fighi. Non funziona così, bisogna un po’ allinearsi con il presente.

Simone Tomassini

L’ALBUM IN ARRIVO

Ascoltato il singolo, cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album?
Totalmente un’altra cosa dall’intelligenza artificiale. Questa era una provocazione, a settembre arriverà il vero Simone con tutte le canzoni nuove, scritte e cantate interamente da me. E soprattutto prodotte live, senza alcun tipo di marchingegno artificiale. Ho voluto passare da un estremo all’altro. Il disco sarà artigianale, tutto registrato a casa mia, ed anche questo è un esperimento, perché è una cosa che non avevo mai fatto, pur avendo lo studio da vent’anni.

Qualche mese fa hai inciso L’italiano di Toto Cutugno. Perché questa cover?
Nessuno aveva omaggiato Toto, nemmeno fra i colleghi più bravi o titolati di me. Ricordo che da bambino ero rimasto molto colpito da quest’uomo che avevo visto uscire sul palco con la chitarra. Poi ho avuto modo di conoscerlo, mi piaceva perché era uno curioso, un po’ ombroso, ma anche simpatico. Nel 2008 sono andato a Mosca con lui e la Nazionale Italiana Cantanti. Quando è morto ho voluto rendergli omaggio ed ho deciso di farlo nel periodo del Festival di Sanremo. Fra l’altro L’italiano è una canzone che mi chiedevano sempre quando suonavo fuori dall’Italia, tipo a Cuba o in Argentina. Ho deciso di rifare questa canzone a modo mio e la cover farà parte della colonna sonora di un docufilm su Paolo Villaggio, che si intitolerà Villaggio Fantozzi ed uscirà fra settembre ed ottobre. Non a caso il video è ambientato nel famoso Capodanno di Fantozzi, io faccio finta di essere il maestro Canello che tira indietro l’orologio.

50 ANNI

L’11 maggio compi 50 anni. Come festeggerai?
Con un concerto, proprio l’11 maggio, in un locale molto bello di Nerviano, vicino a Milano, che si chiama La Meccanica. Sul palco, insieme all’amico Simone Zani, ripercorreremo i miei vent’anni di carriera. Ma non solo, parlerò anche di quello che c’è stato prima del Festival di Sanremo del 2004, che mi ha fatto conoscere al grande pubblico. Quando sono arrivato al Festival avevo 29 anni, prima ho fatto una gavetta pesante.

IL FESTIVAL DI SANREMO

Che ricordi ti ha lasciato di quel Sanremo?
Tutto il bello possibile. Prima suonavo nei locali e facevo cover, da lì in poi ho fatto anche e sempre le mie canzoni. Mi ha dato la possibilità di farmi conoscere a tutti e di incidere quatto album con la Bollicine di Vasco Rossi. Nel 2008, dopo che nel giro di breve tempo sono mancati mio padre e mio nonno, ho aggiunto il cognome Tomassini al solo nome Simone con il quale mi ero presentato al pubblico fino a quel momento.

Simone Tomassini

VASCO ROSSI

Nel contempo ti sei anche staccato da Vasco…
È stata una decisione che abbiamo preso di comune accordo. Ho deciso di camminare da solo, sono andato in America per tanto tempo, sono stato a New York e ho scelto di fare una strada parallela rispetto a quella della musica come viene vissuta oggi. Niente ansia o preoccupazione se sono o non sono in classifica. Non me ne frega niente di quella roba lì. Proprio zero. Non ho più l’ansia di quando ho fatto Sanremo e vedevo questo circo mediatico che da una parte mi ha aiutato, ma dall’altra mi ha anche sempre un po’ terrorizzato. Io sono molto coerente con la mia musica, sono un cantautore e vado avanti per la mia strada. Se vendo cento dischi son contento, se ne vendono due son contento lo stesso.

Hai aperto i concerti di tre tour di Vasco, dal 2004 al 2007. Com’era cantare davanti a decine di migliaia di persone?
Ho aperto una quarantina di concerti di Vasco. Ho studiato tanto, a scuola, la musica, ma con Vasco ho fatto l’università. La gente non era lì per me, ma mi rendevo conto che era lì anche per me. I ragazzi si accorgevano che io ero uno di loro. Avevo scritto dei brani che in quel periodo andavano molto, anche radiofonicamente, ed ero apprezzato per quello. Io sono rimasto la stessa persona di sempre e forse i ragazzi si immedesimavano in questo. Era un po’ quella la mia chiave vincente.

Che rapporto hai con Vasco?
Con Vasco c’è sempre stato un rapporto particolare. Non l’ho mai disturbato, anche nei momenti di difficoltà, quando avrei potuto chiedergli un aiuto. Lui mi ha spesso detto che la porta di casa per me era sempre aperta, ma non ho mai voluto invadere il suo spazio. E non mi sono mai permesso di usare il suo nome per avere più agevolazioni. Questa cosa, forse, lui l’ha sempre apprezzata. Non ho mai voluto approfittare del nostro rapporto, per me è sempre stato un valore aggiunto e un colore importante per la mia musica.

C’è un consiglio che ti ha dato e che giudichi importante?
Sì, mi ha detto «ricordati di cantare le canzoni che poi rimangono nel tempo, non cantare cose che poi magari fra vent’anni ti vergogni». Questo è il più grande consiglio, ogni volta che metto giù la penna o prendo in mano la chitarra penso che una canzone debba rimanere in vita sempre. Come Sono vivo.

IL TOUR

Dopo il concerto dell’11 maggio hai altre date in programma?
Farò un tour europeo e stiamo definendo anche alcune date in America. Nel 2020 stavo facendo un tour in Argentina quando scoppiò la pandemia. Ero a Buenos Airese e vennero a prendermi all’ambasciata. Mi piacerebbe tornare in Argentina, là ho lasciato il cuore. Loro mi amano, come io amo loro. Penso di avere un po’ di cuore argentino che pulsa dentro di me. Stiamo definendo un calendario di date, che potrebbero essere fra ottobre e dicembre. Quest’estate invece farò concerti in Europa e in Italia.

Il video di Sono vivo, il nuovo singolo di Simone Tomassini:

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Nato a Lavagna (GE) il 26 luglio 1970, nel giorno in cui si sposano Albano e Romina, dopo un diploma in ragioneria ed una laurea in economia e commercio, inizio una brillante (si fa per dire) carriera come assistente amministrativo nelle segreterie scolastiche della provincia di Genova e, contemporaneamente, divorato dalla passione del giornalismo, porto avanti una lunga collaborazione con l’emittente chiavarese Radio Aldebaran, iniziata nel 2000 e che prosegue tuttora. Per 15 anni ho collaborato anche con il quotidiano genovese Corriere Mercantile. Dal 2008 e fino alla sua chiusura ho curato il blog Atuttovasco.

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