Il posto

Come fare un documentario su un brand con elementi della propria vita

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Il posto
di Gianluca Vassallo
con Michele Sarti, Bianca Maria Lay, Renzo Cugis, Tiziano Polese

Un regista di nome Pietro è chiamato a girare un documentario per i 50 anni di un brand. Il brand esiste davvero, è la DEGW, specializzata in architetture di posti di lavoro. Il regista Pietro ha una vita complicata, un po’ infelice, caratterizzata da dubbi e tentativi a volte surreali, a volte un po’ metafisici, talvolta comici, sempre con una certa insofferenza e dialoghi eleganti e stralunati. Il regista del film (Vassallo) dice che il film si muove per imprecisioni che cercano di diventare un codice nuovo (come spesso accade in architettura, spesso rischiando di non riuscire). Diciamo che la sua vita è architettura in fieri. Il regista del documentario da fare, Pietro, è l’attore Michele Sarti, avatar del regista Vassallo già nel primo lungometraggio, La sedia. Il protagonista attraversava la Sarddegna portandosi una Sedia n. 1 del designer Enzo Mari. Quindi Vassallo è molto sensibile ai temi legati al design e all’architettura. In sostanza il documentario è una promessa la cui costruzione è il film che state vedendo e il filo sottile che lega il regista Pietro alla DEGW è un’intuizione della DEGW: far lavorare le persone invece che in stanze chiuse in open space. Così i suoi genitori si conobbero e nacque lui. Nel posto di lavoro dei genitori la commessa della DEGW e la vita di Pietro si congiungono. Insomma, 50 anni di DEGW hanno come risultato un film di Vassallo. Surreale. Anche tenero. Ma un pochino forzato, no?

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